Alla fine del 2021, quando Arcane ha fatto irruzione su Netflix con un’animazione ricca di ambizioni e dettagli, molti si aspettavano un’espansione visiva del mondo di League of Legends, ma ciò che pochi avevano previsto è che dietro le sparatorie, le esplosioni e l’estetica steampunk si nascondeva una serie che avrebbe ridefinito il modo in cui intendiamo non solo i campioni, ma il gioco stesso. A quasi quattro anni dalla sua uscita, non si può più parlare dell’universo di LoL senza parlare di Arcane. Quello che una volta era un background lore, un po’ frammentato tra aggiornamenti e storie sparse, è diventato una narrazione centrale, coerente e dolorosamente umana. E con essa sono arrivati anche gli effetti collaterali. Da campioni a personaggi Prima di Arcane, potremmo dire che i campioni erano, per la maggior parte, meccaniche, abilità. Jinx era un ADC iper-mobile. Vi, un jungler aggressivo. Viktor, un midlane scalatore. Erano pezzi, figure di un gioco. Ma dopo Arcane, Jinx non era più solo un ADC, l’abbiamo vista di nuovo come Powder, la ragazza distrutta dal senso di colpa e dalla perdita, incapace di distinguere l’amore dal caos. Ogni volta che sganciava una bomba, vedevamo più di una semplice abilità: vedevamo una supplica mascherata da follia.Vi ha smesso di essere solo un personaggio impulsivo e spericolato: è diventata la sorella che ha fallito ma ha mantenuto la speranza, e in qualche modo è diventata la forza che si aggrappa a ciò che resta, anche se fa male. Jayce, un tempo simbolo di progresso e di danni esplosivi, è diventato il volto della fragilità politica, della contraddizione tra ideali e potere. E Viktor… Viktor era forse il più trasformato. Non era più il semplice “apóstol de la evolución” ma un uomo malato e pieno di speranza, desideroso di non morire prima di poter cambiare qualcosa nel mondo. Arcane ha aperto una frattura emotiva nella comunità, costringendoci a entrare in empatia. E questo, in un gioco competitivo dove la frustrazione e l’ego sono in primo piano, ha avuto effetti inaspettati. come si fa a infamare qualcuno che gioca Jinx dopo aver pianto con lei (sono sicuro che più di uno di voi può pensare a come, ma sapete cosa intendo)? Come si fa a ignorare un Viktor quando si capisce che la sua lotta non è solo meccanica, ma anche morale? Improvvisamente, i campioni che usavamo ogni giorno hanno smesso di essere più che cartoni animati e sono diventati ritratti reali. La tossicità, ben lungi dallo scomparire, è stata momentaneamente messa a tacere dalla narrazione. Per un istante, tutti ci siamo riconosciuti in loro. Nella loro rabbia, nel loro dolore, nel loro desiderio che il mondo sia un po’ più giusto. La narrativa come pilastro LoL ha sempre avuto una storia, ma mai così concreta. Arcane ha cambiato le cose. La storia non era più un “plus” diventare una parte essenziale dell’esperienza. Riot ha dovuto ripensare il proprio world-building. Non bastavano più le biografie sul web o le storie sfuggite al cliente. Ora c’era un livello più alto: quello di Arcane.La trasformazione non fu solo narrativa: fu anche culturale. La comunità, solitamente divisa tra giocatori incalliti e fan dell’universo espanso, trovò un nuovo punto di convergenza. Improvvisamente, chiunque non avesse mai giocato una partita a LoL conosceva la storia di Silco, e il giocatore veterano della classifica piangeva mentre Vi era in crisi perché non sapeva come parlare con sua sorella.L’Arcano si è unito a molti per la commozione. E non è una cosa da poco. In un ambiente in cui la competizione spesso segna l’identità, il sentimento – e soprattutto la condivisione di ciò che si prova – è un atto profondamente raro. I social network, i forum e le fanart sono esplosi a livelli insospettabili. Canzoni, animazioni create dai fan, teorie, analisi, dibattiti… Arcane è stato il primo prodotto Riot a generare una cultura trasversale al di là del gioco, a un livello serio. Dopo il secondo atto Con la seconda stagione di Arcane già più che digerita, discussa e venerata, la sua uscita alla fine del 2024 non solo confermò il livello di narrazione e grafica raggiunto da Riot, ma sancì anche un cambiamento culturale irreversibile nell’universo di League of Legends. Non è più possibile separare il gioco dalla sua storia. Le decisioni di Viktor, i silenzi di Jinx, l’ascesa di Warwick e la frattura finale di Piltover non sono semplicemente lore: sono parti vive di un immaginario collettivo che ora pesa su ogni partita. Ciò che ci ha lasciato questo secondo atto non è stata solo una (timida) chiusura dei conflitti, ma una maturazione dei temi che la prima stagione aveva iniziato a esplorare: il trauma, il sacrificio, la perdita, l’umanità dietro il potere.E in questo nuovo panorama emotivo, i campioni non sono più né eroi né cattivi. Ora sono semplicemente persone distrutte che cercano di sopravvivere alle loro scelte. Quindi, dopo questa seconda stagione, Arcane non solo ci ha dato più storia, ma ci ha dato più motivi per provare sentimenti per i campioni che abbiamo interpretato. E questo effetto, come abbiamo detto, in un gioco così caratterizzato dalla compassione, rimane uno degli atti più sovversivi dell’intera serie.In fondo, la cosa più inquietante e allo stesso tempo bella di Arcane era il modo in cui rifletteva noi stessi, perché non riguardava solo Viktor e la sua malattia, o Jinx e la sua instabilità, o Vi e il suo senso di colpa, ma tutti noi.Siamo stati tutti Polvere, bambini che volevano aiutare e hanno finito per distruggere ciò che amavano di più, o Vi, incapace di proteggere coloro per i quali aveva giurato di prendersi cura. Siamo stati tutti Viktor, alle prese con un conto alla rovescia interno che non ci dà tregua, qualunque sia il motivo. E sì, siamo stati anche Jayce: idealisti che, quando ricevono il potere, non sanno come mantenerlo. Arcane, al massimo della sua onestà, ce lo ha detto: “Esto también eres, o podrías ser, tú.” E non lo ha fatto con cinismo, né con crudeltà. Lo ha fatto con tenerezza. Con la musica, con il colore, con la poesia visiva. Ci ha preso per mano e ci ha mostrato che, in un mondo di macchine, progresso, magia e caos, l’umano rimane il più fragile… e il più potente. In 3DJuegos | Amumu non è rotto all’esterno, ma dentro è un dramma che Shakespeare non avrebbe potuto creare In 3DGames | I 250 milioni di Arcane hanno fatto più per League of Legends di 16 anni di campagne pubblicitarie, tornei e partite