Rozy, Rui, Imma, Lil Miquela… Modelle pubblicitarie che hanno recitato in decine di spot e posato per marche come Chevrolet, Amazon o Ikea. Hanno tutti una cosa in comune: non esistono.
In Corea del Sud hanno già una parola per definire questi alter-ego digitali : boo-kae (부캐). Questo è il nome dato alle celebrità che cambiano il loro nome sui social media per nascondere se stessi, o mostrare altri aspetti della loro vita.
Nei prossimi anni, è una tendenza che aumenterà: persone che cambiano la loro faccia su Internet usando Deepfake e intelligenza artificiale, per impersonarne un’altra.
Rui è una cantante e modella pubblicitaria con 27.000 follower su YouTube, che si definisce un umano virtuale. È umana perché quella che vediamo è una persona reale, ma il suo volto è stato dipinto da un’intelligenza artificiale che crea un volto che non esiste. Eppure sembra completamente reale, come potete vedere in questo video.
Questa è la stessa tecnica usata da Deepfake, ma applicata ad un progetto commerciale e pubblicitario.
Al momento Rui sta cantando canzoni famose su YouTube, ma i suoi creatori, Dob Studio, spiegano che hanno già firmato un contratto pubblicitario con la ditta CJ Onstyle.
La modella virtuale coreana meglio conosciuta a Rozy, che ha già firmato più di 100 contratti pubblicitari, e ha già guadagnato quasi un milione di euro per i suoi creatori. Ha quasi 70.000 follower su Instagram .
Qui potete vederla in due pubblicità per Shinhan Life e Chevrolet:
Creato da Sidus X Studio, Rozy ha un background diverso da quello di Rui. Non è una persona reale con una nuova faccia, ma tutto il suo corpo è generato al computer.
La sua faccia è formata da 800 espressioni facciali di un’attrice che è stata scansionata in 3D. Qui la tecnica è simile ai volti digitali usati nel cinema, per esempio Gollum del Signore degli Anelli.
Secondo i suoi creatori Rozy ha il tipo di faccia che piace ai millennials e non segue il canone di bellezza occidentale.
Oculus Quest 2
Nuova versione di Oculus Quest 2 con 128 GB di memoria. Realtà virtuale autonoma senza bisogno di cavi, PC o console, per godere ovunque.
Per le agenzie pubblicitarie, i modelli virtuali sono un affare . Non protestano, non si stancano, non fanno capricci, non chiedono aumenti di stipendio, fanno esattamente quello che gli viene chiesto, e in tempi di pandemia non hanno bisogno di una maschera.
I loro creatori sostengono anche che non hanno scandali nella loro vita privata, quindi non danno problemi.
Ma i loro colleghi umani li vedono con sospetto: dopo tutto, ogni pubblicità che ha come protagonista una modella virtuale, smettono di recitarla…
Siamo di fronte a una proposta curiosa che passerà quando non sarà più una novità, o è davvero una tendenza che sarà importante nella pubblicità nei prossimi anni?